Cannabis light e salute domande e risposte

Cannabis light e salute: domande e risposte

Che la cannabis light sia al centro del dibattito della politica e della giurisprudenza non è di certo una novità assoluta, ma quello che più rileva sono gli effetti e le conseguenze che l’uso della cannabis light può avere sulla salute dell’organismo umano.

Sono tantissime le FAQ (Frequently Asked Questions) che i potenziali acquirenti di cannabis light si pongono.

Per questo, è fondamentale seguire una guida che raccoglie tutte le più interessanti risposte alle domande più ricorrenti riguardanti la cannabis light.

 

Che cos’è la cannabis light?

La cannabis light è un prodotto delle infiorescenze femminili della Canapa Sativa in cui la quantità del principio attivo delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) è bassa o trascurabile.

Vengono selezionate le infiorescenze che racchiudono concentrazioni minime di Tetraidrocannabinolo (inferiore allo 0,2% e non eccedente lo 0,6%).

Pertanto, la cannabis light presenta un contenuto molto basso di delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), il principio attivo responsabile dell’effetto stupefacente della marijuana, ma contiene il metabolita cannabidiolo (CBD), che ha un effetto rilassante.

Per questo, in diversi paesi come l’Italia, la cannabis light è considerata legale.

Dall’estratto si ricavano cibo, estratti per uso alimentare, cosmetici, carta, tessuti, etc.

Cannabis light e cannabis ad uso terapeutico: quali sono le differenze?

La differenza tra cannabis light e cannabis ad uso terapeutico è da ritrovare nelle differenti concentrazioni di due principi della pianta: il THC, la sostanza psicotropa, e il CBD, il cannabidiolo che ha effetti rilassanti sull’organismo umano.

Quando si parla di cannabis legale non si fa riferimento alla canapa terapeutica utilizzata per fini medici, le cui concentrazioni di THC possono essere comprese tra 7 e 22%.

Inoltre, anche le modalità di acquisto sono differenti: la canapa light può essere acquistata da qualunque cittadino maggiorenne, sia nei punti vendita fisici che sugli E-Commerce specializzati come cbdexpress.t.

La cannabis terapeutica può essere acquistata solo dietro prescrizione medica e presso le farmacie.

Quali sono gli effetti positivi sulla salute del CBD?

Utilizzare la cannabis light legale consente di apprezzare numerosi benefici.

Il mondo della ricerca scientifica si è dedicato allo studio delle differenti proprietà del cannabidiolo (CBD) e sui suoi effetti positivi su varie problematiche fisiche e mentali.

Ogni umano ha un sistema endocannabinoide con dei recettori che reagiscono a sostanze cannabinoidi prodotte dal nostro organismo simili a quelle presenti nella cannabis.

Ciò fa sì che l’assunzione di CBD, il composto non psicoattivo presente nella cannabis light, stimoli il sistema immunitario.

Anche la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha espresso il suo parere assolutamente favorevole in uno studio sul cannabinoide.

La cannabis è utile anche per trattare e alleviare i sintomi di alcune patologie: l’epilessia, gli stati d’ansia, le infiammazioni dell’intestino, la schizofrenia, l’insonnia, la nausea, il Morbo di Chron, etc.

La cannabis è utile per trattare la nausea dopo la chemioterapia?

Sì, la cannabis è utilissima per trattare la nausea e il vomito indotti dalla chemioterapia, anche se il loro meccanismo di azione non è ancora del tutto noto in letteratura.

Numerosi studi hanno valutato il possibile ruolo del dronabinolo, un THC sintetico, e del nabilone, un analogo sintetico del THC.

I farmaci basati sull’uso terapeutico della cannabis rappresentano un’arma in più per il trattamento complementare di diversi sintomi nei pazienti oncologici o colpiti da altre patologie croniche per i quali i trattamenti sintomatici convenzionali non sono del tutto risolutivi”, sottolinea Paolo Marchetti, Direttore Oncologia Medica B del Policlinico Umberto I di Roma.

Il vantaggio di utilizzare questi farmaci ha effetti positivi e benefici sulla sfera emotiva e psicologica del paziente, che vive in uno stato di ansia emotiva.

Purtroppo, ad oggi, solo il 20-40% dei pazienti oncologici utilizza la cannabis in quanto sono diffuse ancora false credenze.

È errato credere che una volta assunta la cannabis si diventi dipendenti dal suo consumo, o che si sperimenti alterazioni dello stato cognitivo.

Come già precedentemente sottolineato i due principi attivi contenuti nella cannabis, il tetraidrocannabinolo e il cannabidiolo, sono presenti in quantità esigua e non possono portare il soggetto che ne fa uso a diventarne dipendente.