Conti correnti parzialmente “razziati” dalla tassa relativa ai salvataggi bancari.
Questa è probabilmente la definizione più idonea per poter mostrare uno scenario adeguato relativamente alla manovra attuata da tre tra i più importanti istituti bancari italiani quali:
- Banco Popolare
- UniCredit
- Ubi Banca
Difatti, a seguito della manovra relativa al parziale recupero dei contributi versati al Fondo Nazionale di Risoluzione, ognuno dei sopra citati istituti ha applicato diverse soluzioni.
Cerchiamo di analizzarle nel dettaglio.
Banco Popolare: una tantum di 25€
Applicare una tassa all’interno della voce “spese fisse di liquidazione” è stata la manovra utilizzata da Banco Popolare per giustificare questo importo.
Tutti i correntisti infatti, si sono visti imporre all’interno dei loro conti correnti questa particolare somma di denaro senza aver richiesto nulla di volontario.
Ma Banco Popolare non è stato il solo istituto bancario ad attuare una manovra simile.
UniCredit: conto MyGenius ed il suo canone mensile
Conto MyGenius di UniCredit è certamente uno dei prodotti più utilizzati dagli utenti.
Grazie alla sua praticità ed al suo lato tecnologico è un conto corrente che è certamente a passo con i tempi attuali.
Ciò che più stona infatti all’interno di questa vicenda riguarda soprattutto il canone mensile che gli utenti si sono ritrovati all’interno dell’estratto conto dal 2016.
Quello che prima era un conto a zero spese, si è trasformato in un conto a canone mensile con differenti soglie di pagamento.
In particolare:
- 5€ per conto Silver
- 7€ per conto Gold
- 12€ per conto Platinum
Curioso ed al tempo stesso interessante come UniCredit motivi questo canone all’interno di quelli che definisce essere dei servizi aggiuntivi presenti all’interno di ogni conto corrente e che variano a seconda della tipologia di conto scelto dagli utenti.
Quindi se da un lato troviamo Banco Popolare e la tua tassa una tantum da 25€ che chiude il cerchio all’interno di un solo pagamento, dall’altro troviamo UniCredit che sfoggia una manovra molto abile nell’inserire questa “riscossione passiva” all’interno di un ventaglio di servizi utili agli utenti.
Completiamo con Ubi Banca.
Ubi Banca: un aumento del 60% sul costo di gestione
Ancora diversa la manovra adottata da Ubi Banca per colmare questo recupero parziale relativo al Fondo Nazionale di Risoluzione.
In questo caso i correntisti si sono trovati una percentuale più alta del 60% sulle costo di gestione dei loro conti correnti, passando da 40 a 64€ motivando questo aumento all’interno delle spese sostenute dal gruppo Ubi per il finanziamento del Fondo Nazionale di Risoluzione.
Cosa emerge da questa vicenda?
Prima di tutto, occorre tenere bene a mente che le manovre attuate dagli istituti non violano in alcun modo le norme di legge che regolano e tutelano i diritti in materia.
Quindi nessun istituto si è arrogato il diritto di aumentare le spese senza prima chiedere indicazioni all’Arbitro Bancario Finanziario.
Ma una domanda sorge spontanea.
Difatti sommando tutti i clienti dei tre istituti si arriva alla cifra corposa di 12,4 milioni di utenti, divisi tra famiglie ed imprese.
Poco più del 20% dell’intera popolazione italiana quindi si è trovata a dover pagare un debito che in realtà non ha mai contratto personalmente, diventando un tramite per risanare una spesa della quale (è giusto ricordarlo) non vi è traccia all’interno della dichiarazione dei redditi degli utenti stessi.
Come proteggersi da situazioni simili?
Occorre avere consapevolezza dei costi iniziali che ogni istituto bancario pone in essere per attivare le tipologie dei prodotti che promuove.
Inoltre bisognerebbe sempre poter contare su un vademecum con il quale poter tradurre i testi relativi alle norme interne ad ogni prodotto in una lingua più comprensibile.
Proprio per questo vi consigliamo di scegliere dei portali interamente dedicati alla “traduzione” dei testi informativi suddivisi per tipologie di prodotti come banksabout.it nato appositamente per spiegare in modo semplice ciò che sembra complesso.