Sarà capitato a chiunque, in un momento o nell’altro, di avere dei fastidi a livello della regione cervicale: il termine tecnico per questi dolori è cervicalgia. Questi fastidi possono essere di entità, durata ed estensione anche molto diversi tra loro, andando da situazioni di lieve dolore nei movimenti estremi sino ad un vero e proprio blocco articolare, che rende impossibile girare la testa in una qualunque direzione. Non di rado, la cervicalgia rende difficoltoso o impossibile il sonno, in quanto le posizioni assunte dal collo durante la notte possono accentuare i fastidi.
La variabilità nelle caratteristiche del dolore dipende principalmente dalle cause e dalla natura del problema sottostante. In alcuni casi questa può portare a veri e propri attacchi cefalalgici (mal di testa) o a formicolii che si irradiano agli arti superiori. Quando questi formicolii diventano delle vere e proprie fitte si parla più propriamente di cervicobrachialgia.
“Statistiche alla mano, la cervicalgia rappresenta un disturbo estremamente diffuso e che colpisce, almeno una volta nella vita, quasi la metà della popolazione mondiale” illustra il Dott. Davide Borghetti, neurologo che si occupa di cefalea e algie cranio-facciali.
Le fascia d’età più colpita è quelle che va dai 40 ai 60 anni, anche se la crescente sedentarietà e il lavoro ai videoterminali fa sì che vengano interessati soggetti sempre più giovani.
Nella maggior parte dei casi le cause sono temporanee e perfettamente reversibili, come nel caso di una postura anomala mantenuta troppo a lungo, di un sovraccarico da sforzo o di una contrattura muscolare. “La suscettibilità della regione cervicale a questo tipo di disturbi è da ricercare nella sua mobilità: pensate a quanti movimenti siamo in grado di effettuare con il nostro collo, e al suo sforzo continuo nel sostenere la testa, porzione relativamente pesante del nostro corpo” prosegue il Dott. Davide Borghetti. Ecco quindi che un movimento repentino, una iperestensione/iperflessione (come nel caso del “colpo di frusta”, dove questi movimenti avvengono a muscolatura contratta) è in grado di creare problemi che possono persistere anche a lungo.
Da non trascurare lo stress psicofisico e il sovraccarico emotivo, che possono portare a posture involontarie scorrette e ad una continua contrattura muscolare.
La terapia dipende dunque dalle cause sottostanti. Laddove il danno organico è minimo o inesistente è sufficiente attendere il normale e spontaneo processo di guarigione, aiutandosi, se necessario, con degli antinfiammatori. Nelle situazioni più gravi e dolorose è possibile procedere all’iniezione locale di anestetici o cortisonici, che hanno tuttavia un effetto temporaneo.
La riabilitazione funzionale (Riabilitazione posturale globale, ginnastica posturale ecc.) è utile per consolidare i risultati ottenuti e per ridurre al minimo il rischio di recidive.
Per la terapia è ovviamente indispensabile rivolgersi a medici specialisti, così da ottenere una tempestiva e corretta diagnosi.