Le cardiopatie, ossia le patologie che colpiscono il cuore, possono affliggere non di rado l’uomo, ma anche il suo più fidato amico a quattro zampe, il cane.
Ciò che desta preoccupazione è il fatto che la sintomatologia della maggior parte delle malattie cardiache possa apparire spesso poco specifica, o fin troppo sfumata; questo accade in particolar modo quando la patologia si trova in una fase iniziale e, quindi, non è ancora conclamata.
Il cuore, infatti, anche se una delle parti che compongono il sistema cardiovascolare non è perfettamente funzionante, cerca di compensare; questo lavoro extra che andrà a compiere farà sì che la sintomatologia compaia solo quando la patologia è già in fase avanzata, ossia scompensata.
Non bisogna mai minimizzare, dunque, quegli indizi e quei sintomi, che potrebbero sottendere un quadro più preoccupante ed orientarci nella diagnosi di una cardiopatia, salvando così, grazie a piccoli accorgimenti, la vita del nostro animale da compagnia.
Come funziona il cuore del cane?
Il primo passo per comprendere come si presentano le principali patologie cardiache e cosa causano, è conoscere il funzionamento del cuore, un organo affascinante, che riveste nel nostro organismo ed in quello del nostro cane un’importanza fondamentale.
Il cuore del cane, infatti, non è molto diverso da quello umano e assolve al ruolo di pompa del sangue che circola nel nostro corpo.
Permette così alle sostanze nutritive e all’ossigeno, presenti nel sangue arterioso, di raggiungere i tessuti periferici, a cui sono destinati.
Al contempo il sangue venoso di ritorno dalla periferia, che dopo gli scambi nei capillari tissutali è povero di ossigeno, ricco di anidride carbonica e trasporta con sé le sostanze di scarto, sempre grazie alla propulsione garantita dal cuore, raggiunge i polmoni.
Qui può nuovamente arricchirsi di ossigeno e perdere l’anidride carbonica accumulata, grazie agli scambi respiratori che avvengono precisamente a livello degli alveoli polmonari.
Questo sangue di nuovo ossigenato sarà così reimmesso in circolo, consentendo di perpetuare gli scambi tissutali e polmonari in maniera continua, fino a quando il cuore non smetterà di funzionare.
La separazione perfetta che vi è tra il sangue venoso, che è povero di ossigeno, ed il sangue arterioso, ricco di ossigeno, si rispecchia anche nell’anatomia cardiaca, che la rende possibile, facendo in modo che queste due componenti della circolazione non vengano mai in contatto.
Il cuore, infatti, è un organo singolo che presenta quattro camere, due superiori, chiamate atri e separate tra loro dal setto interatriale, e due inferiori, chiamate ventricoli, che sono divise da un setto interventricolare.
La camera superiore e quella inferiore di destra comunicano tra loro attraverso una valvola atrioventricolare detta valvola tricuspide; allo stesso modo la camera superiore e quella inferiore di sinistra sono connesse grazie alla valvola atrioventricolare mitrale.
Il compito delle valvole atrioventricolari è proprio quello di garantire la corretta propulsione del sangue, aprendosi quando questo deve transitare dall’atrio al ventricolo, nella fase di rilasciamento e riempimento del cuore detta diastole, e chiudendosi quando il cuore va a contrarsi per immettere il sangue dal ventricolo nella circolazione, nella fase di contrazione cardiaca detta sistole.
In questa fase il sangue in arrivo dagli atri verrà spinto in circolo dai ventricoli, in seguito all’apertura di altre importanti valvole, le valvole semilunari.
Il rilasciamento e la contrazione del cuore sono possibili grazie al fatto che la parete cardiaca sia per lo più costituita da uno specifico tessuto muscolare, chiamato miocardio.
Ricapitolando, dunque, il sangue venoso giunto nella camera superiore, ossia l’atrio destro, viene spinto nella camera inferiore, il ventricolo destro, da cui, dopo l’apertura della valvola semilunare polmonare, raggiunge l’arteria polmonare.
Questa lo porta ai polmoni, dove viene ossigenato e privato dell’anidride carbonica, dando vita alla cosiddetta “piccola circolazione” o “circolazione polmonare“.
Il sangue ricco di ossigeno di ritorno dai polmoni, infine, arriva di nuovo al cuore, giungendo nell’atrio sinistro attraverso le vene polmonari, per passare poi al ventricolo sinistro e, attraverso la valvola semilunare aortica, essere immesso nell’aorta, per prender parte alla “grande circolazione” o “circolazione sistemica”.
Quest’ultima garantisce il nutrimento tissutale e la rimozione delle scorie, nonché il trasporto di sostanze importantissime, come ormoni, vitamine, fattori di crescita, ai tessuti e agli organi bersaglio.
Quali sono i segni ed i sintomi di una patologia cardiaca nel nostro cane?
Per far sì che il cuore possa svolgere la sua funzione nel miglior modo possibile, è indispensabile che tutte le componenti di questo complesso sistema siano perfettamente funzionanti.
Se così non fosse, il cuore potrebbe non riuscire a pompare più il sangue in maniera efficiente e non garantire, di conseguenza, un adeguato apporto di nutrienti ed una sufficiente rimozione di sostanze di scarto tissutali.
E’ così che possono profilarsi nel nostro cane una serie di problematiche, dalla gravità variabile.
L’organismo dell’animale in questi casi invia una serie di segnali, delle “richieste di aiuto” inizialmente blande, che, se sottovalutate, diventano progressivamente crescenti; queste si esplicano in una serie di segni, generici o più specifici, a cui dobbiamo prestare attenzione, e di sintomi ingravescenti, che il nostro cane può avvertire e che possono inficiare la sua qualità di vita o, nei casi più gravi, mettere a rischio la sua sopravvivenza.
Le manifestazioni di una patologia cardiaca sono numerose, non sempre specifiche ed estremamente variabili da cane a cane.
Quando si presentano in una forma molto sfumata, non di rado vengono ignorate, prese sotto gamba o male interpretate.
Non possiamo esimerci, dunque, dall’osservare attentamente il nostro cane; non c’è nessuno, infatti, che più del padrone conosca alla perfezione il proprio animale e possa ravvisare degli atteggiamenti, dei cambiamenti nelle abitudini o dei modi di comportarsi strani, da riportare al medico veterinario, indirizzandolo nella formulazione di un’ipotesi diagnostica corretta.
Tra i primi sintomi che il nostro cane può percepire vi è una sensazione di affaticamento, la cui gravità è maggiore se questa si palesa anche quando l’animale è a riposo.
Il cane si sente affaticato in quanto il cattivo funzionamento del cuore si traduce nell’arrivo di una minore quantità di ossigeno ai tessuti, che causa una stanchezza maggiore.
Il nostro cane ovviamente non potrà riferirci questa sensazione, quindi, come detto prima, starà a noi osservarlo con attenzione, facendo caso ai momenti in cui mostra una stanchezza eccessiva rispetto allo sforzo profuso.
Per cercare di avere un quadro più chiaro si può cronometrare il tempo che il cane impiega nel compiere una determinata attività, che per lui è consueta, ad esempio il tempo per andare dal parco a casa.
Nel caso in cui questo più volte risultasse aumentato, vorrebbe significare che il nostro cane tende a stancarsi più facilmente.
Qualora si notasse ciò, la cosa migliore sarà farlo immediatamente presente al proprio veterinario di fiducia.
All’affaticamento possono associarsi anche delle difficoltà nella respirazione, che potrebbero portare il cane ad avere il fiatone anche dopo piccoli sforzi.
Un altro segno di per sé aspecifico, in quanto presente in molte altre condizioni, è la presenza di tosse, frequente nei cani che soffrono di patologie a carico del cuore.
La causa della tosse è da ricercarsi in un rallentamento della circolazione nel cane cardiopatico, che esita in un accumulo maggiore di liquido nei polmoni.
Il nostro fidato amico, inoltre, può apparire debole, poco propenso all’attività fisica o al gioco e in alcuni casi può mostrarsi irrequieto di notte.
L’insonnia potrebbe essere causata, nella maggior parte dei casi, dal fatto che il cane non abbia una buona respirazione e possa sentirsi inquieto proprio perché non sta bene.
Uno dei segni meno specifici, ma più preoccupanti, si riscontra quando il cane tende a perdere peso senza un apparente motivo, come una riduzione dell’introito calorico.
In questo caso si ha principalmente una deplezione (ipertrofia) della massa muscolare, la cosiddetta massa magra, in quanto la circolazione non è efficiente e di conseguenza anche la corretta distribuzione e ripartizione dei nutrienti, provenienti dall’alimentazione, può difettare.
La perdita di peso talvolta è causata dal fatto che il cane sia inappetente e svogliato e, quindi, sia portato ad assumere una quantità di cibo eccessivamente ridotta rispetto alle sue necessità.
Nei casi più gravi si possono avere degli episodi di sincope, con improvvisa perdita di coscienza, in cui il cane sviene, allarmando il padrone, che necessariamente in questo caso deve richiedere un consulto veterinario.
Questo disturbo può presentarsi di rado o più volte e può essere dovuto ad un repentino e transitorio ridotto apporto di sangue all’encefalo, causato da molte differenti situazioni patologiche, ma frequentemente riscontrato in soggetti con malattie cardiache.
In alcuni cani cardiopatici vi è la comparsa di ascite, ossia una raccolta di liquido nella cavità addominale, che fa apparire il ventre del nostro cane rigonfio.
Tale processo patologico è spesso causato dal cattivo funzionamento del cuore; se quest’ultimo è eccessivamente marcato, va a rallentare di molto il ricircolo del sangue, impedendo il riassorbimento del liquido dalla cavità peritoneale, cioè lo spazio delimitato dal peritoneo, membrana sierosa che va a rivestire gli organi e la cavità addominale.
Nei cani che soffrono di problemi cardiaci si può riscontrare un particolare segno: andando a premere per qualche secondo con le dita in corrispondenza dell’interno del labbro, noteremo che quest’area, solitamente dalla pigmentazione rosea, ma diventata pallida per la pressione esercitata, che ha momentaneamente arrestato la circolazione del sangue a livello dei capillari, impiegherà un tempo maggiore per riprendere il colore originario.
Questo ritardo può sottendere un’alterazione a livello della circolazione, che può essere causata proprio da una cardiopatia.
Quando la patologia cardiaca colpisce un cucciolo in accrescimento, questo potrebbe mostrare una crescita non ottimale; ciò si verifica spesso nelle malattie cardiache congenite, che si manifestano dalla nascita e possono, nei casi gravi, minare la sopravvivenza del nostro cane.
Le malattie cardiache colpiscono tutti i cani senza distinzione?
Le malattie cardiache non si presentano sempre con la stessa incidenza in tutti i cani, e per di più, contrariamente a quanto si possa pensare, non si riscontrano solamente in cani adulti o anziani, ma spesso compaiono in esemplari di pochi anni o addirittura alla nascita.
Un altro aspetto di sostanziale importanza, a cui dobbiamo prestare attenzione, è il riscontro di una maggiore incidenza di certe patologie in determinate razze canine, che sono maggiormente predisposte a poterle manifestare.
Le malattie cardiache che colpiscono i cani giovani sono principalmente condizioni che si presentano dal momento della nascita, dunque congenite.
Si tratta solitamente di malformazioni cardiache, come la presenza del dotto arterioso pervio (PDA), tipica del Terranova, del Pastore tedesco, del Dobermann, del Chihuahua, del Cocker Spaniel, del Maltese, e così via.
Altre patologie congenite possono essere:
- difetti del setto interatriale (ASD) che si ritrovano nel Dobermann
- difetti del setto interventricolare (VSD) nel Chow Chow e nel Bulldog Inglese
- stenosi polmonare (PS) nel Fox Terrier, nello Scottish Terrier, nel Beagle, nel Boxer, nel Mastiff, nel Terranova
- stenosi subaortica (SAS) nel Bulldog Inglese, nel Golden Retriever, nel Rottweiler, nel Boxer.
Nei cani più adulti o anziani, invece, tendono a prevalere patologie acquisite, che, come le congenite, pare prediligano determinate razze.
Tra queste ricordiamo la cardiomiopatia dilatativa (DCM) che compare con maggior incidenza nel Cocker Spaniel, nel Dobermann, nel Pastore Tedesco, nel Golden Retriver, nel Terranova, nel Labrador Retriever, o l’endocardite batterica (BE) a cui sono particolarmente soggetti i Rottweiler, i Golden Retriever, i Pastori Tedeschi, i Boxer, e così via.
Alcune razze, dunque, vanno per questi motivi sottoposte ad opportuni controlli come Ecodoppler Cardiaco a scopo preventivo, per scongiurare il rischio che siano affette da una patologia cardiaca.
Particolare attenzione, ad esempio, va riservata ai cuccioli di Pastore Tedesco, che posso soffrire di dotto arterioso pervio, stenosi subaortica, displasia della valvola Tricuspide (TVD), displasia della valvola Mitrale (MVD), endocardite batterica, miocardiopatia dilatativa, pericardiopatia, aritmia ventricolare giovanile e arco aortico destro persistente (PRAA).
Come si diagnostica una malattia cardiaca nel cane?
La conoscenza dell’appartenenza ad una razza canina che presenta rischio maggiore di ammalarsi di cuore, unita ad un’attenta e costante osservazione del nostro cane nei diversi momenti della giornata, che aiuti a captare segni e sintomi, generici o patognomonici, ossia caratteristici di una determinata malattia, aiutano notevolmente nella decisione di portare il cane da un veterinario per una visita cardiologica.
Un veterinario esperto sarà in grado di captare, ad esempio, durante l’auscultazione del cuore del cane, la presenza di un soffio cardiaco anomalo.
Il riscontro di un’anomalia dei soffi cardiaci nel cane in età avanzata può essere considerato parafisiologico, cioè né normale né francamente patologico, mentre in un cane di pochi anni o in un cucciolo desta immediatamente sospetto.
In realtà la scelta migliore consiste nell’effettuare sempre delle indagini di approfondimento quando si rileva un soffio, indipendentemente dall’età del cane.
E’ consigliabile, ad esempio, sottoporre il cane ad un’ecografia, da ripetere più volte con una cadenza indicata dallo specialista, per tenere la situazione sotto controllo.
Se il veterinario lo riterrà opportuno, potrà poi prescrivere ulteriori indagini come un’ecocardiografia, che va a studiare la morfologia cardiaca e dei grossi vasi, o un elettrocardiogramma, detto ECG, che dà informazioni sull’attività elettrica e, quindi, sulla funzionalità del cuore.
L’attenzione amorevole che dedicheremo al nostro amico a quattro zampe, captando tutti i segnali che potrebbero celare uno stato di malessere potenzialmente grave, e l’esperienza e la scrupolosità del professionista al quale ci rivolgeremo tempestivamente, faranno la differenza, permettendogli di godere di un’esistenza serena e appagante, libera da potenziali minacce insidiose o invisibili.