Il settore dell’implantologia dentale ha fatto grandi passi in avanti ed è in grado di offrire valide soluzioni alla maggior parte di chi, per varie ragioni, ha subito la perdita dei propri denti.
Un sorriso che rivela la mancanza di uno o più denti viene percepito come un’anomalia, conferisce al volto un’espressione disarmonica e un senso di trascuratezza.
Tuttavia, il problema maggiore non è quello dell’estetica del cavo orale, come quando ci rechiamo da uno specialista per un’operazione di sbiancamento dei denti ma, piuttosto, che possano essere colpite specifiche funzioni, soprattutto quando i denti mancanti iniziano ad essere più d’uno.
Infatti, a quel punto possono sorgere concrete difficoltà nel masticare correttamente il cibo, oppure nel pronunciare molte parole.
Di conseguenza, l’impianto è davvero una preziosa opportunità per poter ripristinare i denti perduti.
Prima dell’avvento dell’implantologia moderna, l’unica alternativa consisteva nelle protesi mobili, quelle che tutti conosciamo come dentiere.
Le dentiere tradizionali non hanno nulla a che vedere con quello che è il risultato finale di un impianto ben fatto.
È innegabile e non c’è proprio paragone, tanto fittizio è l’aspetto delle protesi mobili quanto naturale è l’effetto degli impianti dentali.
L’impianto dentale, qual è la procedura che deve seguire il dentista implantologo?
A questo punto, cerchiamo di capire meglio cosa sono gli impianti e come si deve procedere per posizionarli.
Molte informazioni le abbiamo trovate consultando il sito dello studio dentistico del Dr. Pischedda, dove si eseguono interventi di implantologia dentale a Bologna.
La prima cosa da sapere è che un impianto dentale consta di una radice artificiale in titanio, un materiale che garantisce ottima tollerabilità da parte del paziente e riduce al minimo la possibilità di rigetto.
Per assicurare la più ampia tenuta dell’impianto, è necessario che avvenga un processo di osteo-integrazione tra radice e osso mascellare.
In pratica, il tessuto osseo deve riuscire a saldarsi intorno alla radice, fondendosi in un tutt’uno.
Pertanto, il dentista implantologo deve valutare le condizioni dell’osso mascellare del paziente, prima di avviare qualsiasi procedura di impianto.
Spesso viene impiegata la tomografia computerizzata, TC, una tecnica radiografica molto sofisticata che permette al medico di ottenere minuziosi dati sulla densità, sulla qualità e sullo spessore del tessuto osseo.
Se tutto risulta nella norma, il chirurgo implantologo può proseguire con l’operazione, posizionando uno o più impianti durante lo stesso intervento.
E se invece l’osso mascellare non si presentasse nelle condizioni ideali?
Come funziona l’intervento di rigenerazione ossea?
Chi ha perduto uno o più denti potrebbe presentare un tessuto osseo in condizioni tali da non poter sopportare un intervento di implantologia.
Infatti, la rigenerazione ossea e tessutale avviene in modo spontaneo grazie alla stimolazione prodotta dai denti durante l’atto masticatorio.
La perdita dei denti interrompe questo processo naturale, favorendo il ritiro progressivo dell’osso.
In aggiunta, al contrario di quello che ci si può aspettare, cercare di porre rimedio ricorrendo ad una protesi mobile amplifica il problema, accelerando l’atrofia ossea.
Di conseguenza, resta solo una strada percorribile: la rigenerazione ossea per mezzo di un innesto.
È possibile ripristinare l’osteo-genesi attraverso l’innesto di nuova “linfa”, utilizzando tessuto osseo estratto al paziente oppure osso di natura sintetica o persino ibrida, come il Bio-oss.
Una volta eseguita l’operazione, è fondamentale attendere circa sei mesi, così da consentire una completa rigenerazione dell’osso, prima di sottoporlo ad un nuovo intervento.
Dopo un impianto, quali complicazioni possono manifestarsi?
Prima di avviare qualsiasi tipo di intervento, ogni medico cerca sempre di valutare tutti i rischi e di prendere le precauzioni necessarie ma, in fase post-operatoria, possono comunque verificarsi delle complicazioni.
Nel caso di un impianto, l’evento più avverso che può presentarsi è la perimplantite, come spiegato qui, una condizione che determina il riassorbimento dell’osso, accompagnato da emorragia e dalla produzione di essudato.
I fumatori sono senza dubbio i soggetti più a rischio di complicanze e quelli che fanno aumentare il numero di insuccessi degli interventi di implantologia.
Altri pazienti difficili sono anche coloro che hanno alle spalle una storia di episodi di parodontite.
Alla luce dei fatti, è piuttosto evidente che uno stile di vita sano e corrette pratiche igieniche risultano fondamentali per mantenere in buone condizioni il proprio sorriso.
Quali altri tecniche rende possibile l’implantologia dentale?
Il chirurgo implantologo può offrire diverse soluzioni per ripristinare la dentatura compromessa dei propri pazienti.
Per esempio, in molti casi è in grado di eseguire l’estrazione di un dente e la sua sostituzione con un impianto durante la stessa seduta.
Oppure, può procedere al cosiddetto carico immediato dei denti, un intervento che sta ottenendo grande successo e apprezzamento da parte di coloro che hanno perso i propri denti, anche nel caso che si tratti di un’arcata intera.
Infatti, dopo appena uno o due giorni dall’inserimento di tutti gli impianti necessari, il dentista può già applicare una protesi fissa, di tipo provvisorio, così che il paziente possa subito tornare alla propria vita, senza ulteriori disagi.
L’operazione viene eseguita facendo ricorso ad una sedazione che elimina il dolore ma lascia il paziente sveglio e cosciente.
Una volta trascorsi circa quattro-sei mesi, si passa dalla protesi provvisoria a quella definitiva.
In pratica, chi vuole recuperare estetica e funzionalità del proprio sorriso, trova nell’implantologia dentale un panorama davvero ricco di alternative sicure e affidabili.