Cambia la normativa sulla cannabis legale in Italia: notizie del Ministro Speranza

E’ di qualche giorno fa l’indiscrezione che il Ministro della Salute Speranza ha intenzione di includere il prodotto della cannabis legale detto “olio di CBD” nelle tabelle delle sostanze stupefacenti. Il provvedimento entrerà in vigore, salvo rettifica, dal 30 ottobre 2020.

Cosa cambierà in merito alla normativa italiana?

Cosa è accaduto

Poche settimane fa AIFA (l’Agenzia Italiana del Farmaco) stava valutando la possibilità di commercializzare un “medicinale, in soluzione orale contenente cannabidiolo, che ha già ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’European Medicines Agency” (dalla premessa del decreto ministeriale). Questa farmaco, se dovesse ricevere l’autorizzazione per la vendita, sarebbe utilizzato per scopo compassionevole da malati di sindrome di Dravet e di Lennox-Gastaut.

Il Ministro Speranza ha firmato il decreto, prevedendo che i preparati per uso orale a base di cannabidiolo vengano inseriti nelle tabelle degli stupefacenti, per il cui possesso si è penalmente ed economicamente perseguibili. La manovra serve a rendere commercializzabile correttamente il farmaco? In parte.

In pratica, i liquidi per uso orale contenenti CBD, ad oggi legali, diventeranno droghe vere e proprie. E non saranno più vendibili al di fuori delle farmacie e senza prescrizione medica.

Cosa fa il CBD

La molecola contenuta nella cannabis che causa euforia e pensiero sconnesso è il THC. Nella cannabis legale venduta nel nostro paese la quota massima di THC deve essere inferiore all’1%: assolutamente insufficiente per causare effetti psicoattivi.

Diverso è invece il CBD. Questa molecola può essere presente, a norma di legge, anche oltre il 20% del peso del preparato venduto. Non solo in infiorescenze: a base di CBD sono anche caramelle, tisane, oli. O meglio: erano. Da fine ottobre non sarà più possibile venderli. Nemmeno se il CBD è considerato dall’OMS una molecola priva di rischi per la salute ed estremamente utile nel trattamento di numerose patologie: dall’insonnia all’ansia, dai dolori osteoarticolari ai dolori mestruali, dalle sindromi post-chemioterapiche a quelle epilettiche (come la malattia di Dravet e quella di Lennox-Gastaut, che colpiscono prevalentemente bambini).

Il CBD agisce infatti come un rilassante per tutta la muscolatura, e può alleviare fastidi e disturbi che possono, talvolta, essere veramente dolorosi per i pazienti ed impedire il normale svolgimento delle attività quotidiane.

I rischi economici

Ad oggi in Italia la cannabis legale muove un mercato che genera quasi 150 milioni l’anno. Parliamo di 15 mila dipendenti ed operatori: quasi l’80% di loro ha meno di 30 anni -per aggiungere danno a beffa-.

Con l’illegalizzazione degli oli di CBD, inevitabilmente molte aziende dovranno ripensare le proprie produzioni, licenziando dipendenti, perdendo investimenti preziosi fatti negli ultimi anni. A scapito di tutti: dell’economia, delle martoriate casse statali (che non riceveranno più le tasse di quell’enorme indotto), dei pazienti che avranno difficoltà a reperire le sostanze che aiutano la loro salute, dei lavoratori.

Una decisione contrastata da oltre 70 parlamentari in una nota interna, ritenuta illogica e che rileverà tutte le proprie falle e criticità in pochissimo tempo.